Matematici si nasce o si diventa? Come mai ad un certo punto un soggetto decide di mettersi a studiare matematica? E, se anche dovesse studiarla, cosa deve succedere affinché tale soggetto cominci a fare matematica, nel senso di creare nuova matematica?
Il nostro matematico non è ancora nato, ma i suoi futuri genitori, nonostante non siano laureati, leggono molto e sono interessati alla scienza. In particolare il futuro papà sa già che regalerà presto a suo figlio il “piccolo chimico”, in quanto ritiene che trasmettere interessi scientifici alla propria prole sia una buona cosa.
Il matematico nasce e comincia ad andare a scuola, e non è certo un genio. Più avanti però i risultati brillanti in chimica e matematica gli consentono di essere inserito in una classe universitaria di 20 studenti. Ciò significa poter studiare in maniera molto proficua ed avere rapporti diretti con i docenti. Tali rapporti consentono agli insegnanti di trasmettere, oltre alle nozioni della propria disciplina, anche entusiasmo e stimoli. E il caso vuole che il nostro matematico (che non sa ancora che la matematica diventerà la sua professione) abbia un insegnante di matematica, particolarmente brillante e coinvolgente.
A questo punto, posto che il nostro protagonista voglia fare il matematico, quale branca della matematica dovrebbe scegliere? O magari non ha ancora deciso di fare il matematico e, sempre per caso (oppure no?), partecipa, insieme ad altri due studenti, ad un corso avanzato di topologia algebrica. Il docente è in grado di trasmettere il fascino della topologia, ed ecco che il nostro matematico diventa un topologo. È certo che tutti o molti sappiano apprezzare il fascino di una donna o di un dipinto o di una scultura, ma la topologia…. bè, per comprenderne la bellezza, occorre essere proprio tipi particolari.
Il nostro topologo non ha ancora trovato quello che potrebbe essere definito “un buon posto di lavoro”, ma intanto si sposa e mette al mondo due figli. Fortunatamente (per lui e per la sua carriera, credo meno per lei), la moglie decide di smettere di lavorare per dedicarsi esclusivamente alla famiglia.
Per cominciare a fare matematica occorre un buon problema da risolvere, un docente esperto che abbia già riflettuto sul problema e che possa quindi dare indicazioni utili, infine serve senz’altro una creatività tale da poter generare gli strumenti per ottenere la soluzione e un proprio percorso di approccio al problema. Ciò è proprio quanto è accaduto, durante la tesi di dottorato, al nostro protagonista, che – ormai topologo di nome e di fatto – ha cominciato a cercare lavoro.
Naturalmente in principio di carriera si accetta di “fare la gavetta”: si tratta di svolgere incarichi non prestigiosi e studiare ancora molto, come se si fosse ancora studenti. Ma, se si ha pazienza, arriva anche la ricompensa, soprattutto quando si riesce a dimostrare un importante risultato matematico. In questo modo si viene gratificati e si ha la spinta ad andare avanti; inoltre si può puntare ai centri di eccellenza della matematica. E così il nostro giovane topologo finisce niente meno che all’Institute for Advanced Study di Princeton, dove, tra gli altri, ha lavorato Einstein.
Ad un matematico può poi capitare di doversi spostare altrove, e magari “altrove” è la meravigliosa spiaggia di Copacabana. Eppure, benché la spiaggia sia un ottimo posto di lavoro, sempre di lavoro si tratta e si può anche essere onesti ed ammettere che i propri migliori risultati matematici sono stati ottenuti lavorando sulla spiaggia. Peccato che, in seguito a questa pubblica ammissione, si riceva la notizia che i propri fondi di ricerca sono stati tagliati e quasi non si viene considerati persone serie. Perché è capitato questo “incidente di percorso” al nostro topologo? Semplicemente perché, putroppo, molti non hanno la più pallida idea di cosa sia la matematica (figuriamoci poi, una specifica branca come la topologia….).
Per fare ricerca matematica serve davvero poco: basta un blocco di carta, una penna a sfera, una biblioteca ben fornita e colleghi stimolanti. E così il tempo passa, e ci si ritrova anziani. Ma la consapevolezza di aver spaziato in molte aree della matematica (dalla topologia differenziale alla teoria economica, dai sistemi dinamici alla teoria della computazione, dall’analisi non lineare alla meccanica) fa sentire bene. E così il nostro topologo ha dimostrato tenacia e audacia e, ora che è anziano, si sente di consigliare queste qualità ai giovani.
L’avventura della sua vita è molto più di quanto ho scritto in questo breve articolo. La potete leggere per esteso nel libro di Stephen Smale (Medaglia Fields e Premio Wolf), “Matematica sulla spiaggia – Il caos e il ferro di cavallo”, pubblicato nel 2011 da Di Renzo Editore, nella collana “Dialoghi Scienza”.
Walter Caputo - 13 marzo 2011
domenica 13 marzo 2011
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