martedì 6 settembre 2011

ENRICO FERMI E I SECCHI DELLA SORA CESARINA

"Enrico Fermi e i secchi della sora Cesarina", di Fabio Cardone e Roberto Mignani (Di Renzo Editore, 2000) è proprio un libro ben scritto, intendo dire nella forma: la prefazione di Eliano Pessa è molto chiara ed esaustiva; la descrizione dell'ottobre romano di fine millennio è così bella che fa venir voglia di andarci.
Inoltre il primo capitolo introduce, in perfetto stile letterario, la domanda a cui il libro-indagine cerca di dare risposta: "perchè mai fare l'esperimento nella vasca dei pesci rossi?". Perchè "i ragazzi di Via Panisperna", ovvero D'Agostino, Segré, Amaldi, Rasetti ed Enrico Fermi si comportarono in modo così illogico? D'altronde "Spostare in giardino i rivelatori, i campioni di metallo e, in particolare, le sorgenti radioattive così delicate, fragili e costose, per immergere il tutto nell'acqua della vasca dei pesci rossi e fare l'esperimento, non era certo impresa facile".
Il racconto assomiglia ad un giallo e la narrazione è alternata a brevi monografie che rappresentano un momento di riflessione per comprendere meglio la "trama" che si sta dipanando.

Gli esperimenti dei ragazzi di Via Panisperna sembrano dimostrare che lo scienziato non è esattamente quello che si vede al cinema, ma è semplicemente una persona tenace che ripete tante volte gli esperimenti finché non trova risultati congrui e spiegabili all'interno di una (eventualmente nuova) teoria. Gli esperimenti sono sempre "un tentativo di aprire una porta sull'ignoto" e possono quindi comportare dei rischi. Ed è proprio questo il motivo per cui la gente identifica il fisico come "apprendista stregone" e il biologo come manipolatore genetico. Tuttavia, al fine di conoscere la natura, lo scienziato deve necessariamente interrogarla, vale a dire fare esperimenti.
E oltretutto "deve formulare le domande in maniera corretta, se vuole avere risposte sensate - o avere risposte tout court".

Il libro di Cardone e Mignani è un testo di livello base, quindi particolarmente adatto a coloro che si avvicinano per la prima volta alla divulgazione della scienza. A chi ne ha già letta tanta consiglio di rivolgersi verso testi che spieghino in maniera più approfondita i meccanismi della fisica. Si tratta quindi di distinguere un libro di storia della scienza, come quello qui recensito, da un libro di scienza: quest'ultimo è più difficile ma è in grado di fornire un quadro generale di una disciplina e quindi dare anche potenti strumenti al lettore. Tuttavia occorre evidenziare che "Enrico Fermi e i secchi della Sora Cesarina" si distingue molto da analoghi testi divulgativi proprio per la particolare bellezza della forma con cui è stato costruito.
E' avvincente il modo in cui il fisico indagatore, in un certo senso protagonista dell'opera, interroga indirettamente tutti i ragazzi di Via Panisperna e la moglie di Fermi. Poi ragiona su ciò di cui è venuto a conoscenza e cerca la soluzione alla domanda iniziale. Ma - in buona sostanza - brancola nel buio finchè non trova la pista giusta: quando egli rivolge la fatidica domanda al custode del Museo della "Sapienza" di Roma, dove sono conservati alcuni strumenti dell'epoca d'oro della fisica romana, riceve la seguente risposta: "Ah, ma la vasca non c'entra nulla, fu tutta colpa dei secchi della sora Cesarina". Cosa c'entra la donna delle pulizie del Regio Istituto Fisico di Roma con un momento che è ormai entrato a pieno titolo nella storia della Fisica? Non posso dirvelo, perchè non intendo rovinarvi il piacere e il divertimento della lettura.

Walter Caputo - 6 settembre 2011

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